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antoniodaffina

PRURITO ANALE, LATINO E MUTANDE

Aggiornamento: 4 giu


Il titolo Prurito Anale, Latino e Mutande sullo sfondo di una rosa. Segue il sottotitolo: Una strategia di Marketing sempre efficace

Il prurito anale: cosa c'è di più fastidioso?

Quel pizzicore insistente che improvvisamente ci assale e ci tormenta, costringendoci a cercare sollievo nel grattamento. Scopriamo presto che il grattarsi offre poco sollievo, spesso solo temporaneo. Anzi, è un gesto effimero che nutre e intensifica il prurito.

Anche se consapevoli della sua inutilità, non resistiamo. Superiamo pudore e vergogna e lasciamo che le dita tornino a strofinare, grattare, pizzicare.


Alzi la mano chi non ha sofferto di prurito anale almeno una volta nella vita e non conosce questa sensazione. Sono pochi quei fortunati, tutti gli altri sanno bene di cosa parlo.


Per fortuna, nella maggior parte dei casi, il prurito anale è breve e sporadico. Ma se diventa persistente o ricorrente, la situazione cambia radicalmente.

Per chi ne soffre da lungo tempo, può diventare un tormento silenzioso nel quale comincia a prudere più lo spirito dell’ano.

Il prurito anale può essere devastante e trasformare i sentimenti, rendendoci irascibili e irrequieti. Cambia anche il modo di vivere con gli altri, trasformandoci in persone scostanti e antipatiche.

Ecco perché a Roma si dice “A quello je rode er chiccherone”, per indicare una persona sgarbata ed indisponente.


Grafico che mostra l'andamento nel tempo delle ricerche per prurito anale, emorroidi, ragade anale, fistola anale e prolasso anale. Fonte Google Trends
Google Trend: interesse nel tempo per i cinque argomenti proctologici più ricercati

Il prurito anale è l’argomento proctologico più frequentemente ricercato su Google, è la seconda pagina più visitata del mio sito, ma è solo al dodicesimo posto fra i motivi dichiarati per la visita proctologica. Evidentemente i consigli che si trovano on-line per trattare questa condizione sono validi ed efficaci.

Il prurito anale è un sintomo, non una malattia, che può avere cause diverse. Quasi il 70% dei casi guarisce senza che sia possibile individuarne la causa. Quando la si scopre, quelle più comuni sono le emorroidi, i prolassi, le fistole anali, l’incontinenza fecale o urinaria, le infezioni batteriche, fungine e virali (soprattutto quelle da HPV), nonché le neoplasie dell’ano.

In realtà si dimentica qualcosa. L’ano e le sue affezioni sono un argomento delicato di cui mal volentieri si parla e che spesso viene tenuto nascosto anche alle persone più intime.

Ano e anale sono un sostantivo e un aggettivo che continuano a suscitare prudori (in senso figurativo) ed imbarazzi anche alle Intelligenze artificiali, figuriamoci agli umani.

Dicevo, c’è qualcosa di cui non si parla, non si vuole parlare e, soprattutto, non si osa parlare.

Il 20% dei casi di prurito anale è riconducibile a carenti misure di igiene personale. Fra queste rientra il mancato cambio delle mutande.


Mosaico romano di Piazza Armerina. Fanciulle che giocano con una palla
Mosaico romano di Piazza Armerina. Fanciulle che giocano con una palla

Il termine mutande non è nato a caso. Deriva dal gerundivo del verbo latino mutare che significa cambiare, sostituire. L’uso del gerundivo serve a sottolineare un obbligo, una necessità. In italiano ci sono altre parole che hanno un’origine simile che serve proprio a evidenziare una azione che deve essere fatta, come agenda (cose che devono essere fatte), leggenda (quello che deve essere letto), operando (colui che deve essere operato) ed altre ancora.

Chi abbia coniato il termine mutande e quando resta un mistero. Comunque, fin dall’epoca longobarda, quando un indumento simile era chiamato femoralia, era evidente la necessità che fosse pulito. Paolus Diaconus, nella sua Historia Langobardorum, racconta che il Duca di Trento acconsentiva a ricevere un ambasciatore solo se munda femoralia habet (se indossava mutande pulite).

Evidentemente, in qualche corte medievale, si sentì la necessità di rafforzare il principio che si trattava di un indumento da sostituire spesso, da qui la scelta del gerundivo del verbo mutare. Viene il sospetto che sia stato qualche toscano nell'intento di espandere il suo già fiorente mercato di stoffe.


La Fontana della Giovinezza, Castel della Manta (CN)
La Fontana della Giovinezza, Castel della Manta (CN)

Il termine mutande è probabilmente entrato in uso nel XI-XIII secolo e si è andato diffondendo insieme all’indumento nei secoli successivi, almeno fra le classi più abbienti che avevano la necessità di preservare le stoffe dei loro ricchi abiti da macchie dalla chiara origine e di difficile pulizia.

Parlare di mutande, tuttavia, era ancora un argomento delicato. Non se ne trova traccia nelle corrispondenze ecclesiastiche e nelle regole degli ordini religiosi, e la loro menzione letteraria risale al XV secolo. Una delle prime la troviamo nell’Orlando Innamorato del Berni, “Ho rubato il suo regno sempre mai, spogliando ognuno insino alle mutande”. Più o meno negli stessi anni, ne fanno menzione i contratti nunziali di ricche famiglie veneziane, anch'esse, non a caso dedite al commercio delle stoffe.     

Forme, materiali e dimensioni sono mutate nel tempo fino ad arrivare a quelle dei giorni nostri. È cambiato come le chiamiamo. Mutande è diventato un termine desueto al punto di essere ritenuto inelegante. Preferiamo termini meno evocativi e pruriginosi (sempre in senso figurativo), preferibilmente di origine straniera, come boxer, slip, tanga, culotte, thong e altri ancora. È anche cambiato il loro colore, si è passati dal bianco candido ai colori scuri, floreali, leopardati, eccetera.

In pratica, abbiamo perso i controlli fonemico e visivo che ci avvisavano della necessità di sostituire spesso e quando necessario le mutande.

Oggigiorno, forme, colori e vocaboli non ci ricordano più che dobbiamo preservare la salute delle nostre parti intime anche con la sostituzione frequente delle mutande.

A questo contribuiscono anche erronee convinzioni.

Spesso si pensa che il non aver evacuato renda superfluo il cambio delle mutande (come il lavaggio delle parti intime).

Non è così!

Il quantitativo di materiale fecale che viene eliminato con i passaggi di gas giornalieri (in media 8-14 al giorno, senza differenze fra uomini e donne) equivale a mezza nocciolina americana. Il quantitativo è ancora maggiore nelle persone che soffrono di stitichezza.

Che dire?

Fortunatamente il latino ci viene in soccorso ricordandoci che dobbiamo cambiare le mutande per prevenire il prurito anale.


Non credo nell’aldilà, comunque mi porterò un cambio di mutande.”

Woody Allen

 

Quella sera fu annunciato che il coprifuoco sarebbe stato posticipato a mezzanotte, in modo che le famiglie di coloro che erano stati “mandati a lavorare” avessero il tempo di portare loro coperte, un cambio di mutande e cibo per il viaggio.

Il Pianista, Wladyslaw Szpilman


"Io sto sempre in casa, esco poco | Penso solo e sto in mutande"

Disperato erotico stomp. Lucio Dalla


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