
Dott. Antonio Daffinà
proctologoaroma.it

TESTO AGGIORNATO A MAGGIO 2025
Le EMORROIDI: una condizione comune spesso trascurata
Le emorroidi sono un disturbo noto fin dall'antichità. Le prime descrizioni si trovano nei papiri medici egizi, nei testi della biblioteca di Assurbanipal e perfino nella Bibbia.
Questa condizione è causata dalla dilatazione delle vene presenti nel canale anale: si parla di emorroidi interne quando localizzate all’interno del retto, ed emorroidi esterne quando sono visibili all’esterno dell’ano.
In generale, la causa è un aumento della pressione venosa nei vasi emorroidari, spesso correlato a stitichezza, sforzo durante la defecazione, obesità o gravidanza.
La buona notizia è che esistono diverse soluzioni. Nella maggior parte dei casi, le emorroidi si possono controllare con stile di vita adeguato, terapie locali e buone abitudini intestinali. Nei casi più avanzati o recidivanti, può essere necessario un trattamento chirurgico personalizzato.
Cosa sono le Emorroidi ?
Le emorroidi sono dei normali costituenti anatomici del canale anale e dell’ultima parte del retto. Con lo stesso termine, però, vengono anche indicate le malattie che interessano queste strutture. Un fatto questo che alimenta non poca confusione.
Dove si trovano ?
I vasi emorroidari formano due anelli venosi che circondano il canale anale nella sua parte più esterna (Vasi Emorroidari Esterni) e a livello dell’unione fra canale anale e retto (Vasi Emorroidari Interni). Questi due anelli sono in comunicazione mediante rami venosi longitudinali che passano nello spessore del canale anale.
I vasi emorroidari e il tessuto connettivo che li circonda formano due cuscinetti che rendono più efficiente l’azione degli sfinteri anali e, quindi, hanno un ruolo fondamentale e insostituibile nell’assicurare il controllo della continenza ai gas e alle feci.

Schema delle strutture anatomiche del Canale Anale e del Retto. VEI: Vene Emorroidarie interne. VEE: Vene Emorroidarie Esterne. 1: Sfintere Anale Interno. 2: Muscolo Elevatore dell'Ano. 3: Muscolo Pubo-Rettale. 4: Sfintere Anale Esterno.
Quali sono le cause delle Emorroidi ?
Le emorroidi si formano per un aumento della pressione nelle vene dell'anello emorroidario interno e/o esterno. La pressione eccessiva provoca il rigonfiamento delle vene e l'accumulo di linfa nei tessuti circostanti, creando i caratteristici gavoccioli emorroidari.
Le emorroidi possono essere causate da diversi fattori:
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Stitichezza. Gli sforzi eccessivi per l'evacuazione di feci dure fanno aumentare la pressione nelle vene emorroidarie.
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Tempo sulla tazza. Restare seduti a lungo, con il perineo spinto in basso, ostacola il deflusso venoso e favorisce l'insorgenza delle emorroidi e del prolasso.
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Postura durante la defecazione. L'evacuazione in posizione seduta ha tempi più lunghi rispetto alla posizione accovacciata tipica dei paesi asiatici (dove l'incidenza è minore).
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Diarrea cronica. Evacuazioni ripetute e ravvicinate sollecitano i vasi emorroidari.
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Obesità. Ostacola il deflusso venoso nella pelvi e causa distensione dei vasi emorroidari.
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Gravidanza. L'incremento di volume dell'utero e l'ostacolato deflusso venoso nella pelvi favoriscono la patologia emorroidaria, anche per l'associazione della stipsi.
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Sedentarietà. Influenza negativamente la circolazione sanguigna nella zona anale, favorendo la stipsi.
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Alimentazione. Una dieta povera di fibre e liquidi provoca stitichezza e feci dure, aumentando lo sforzo per la defecazione e il rischio di disturbi emorroidari.
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Sollevamento pesi. Rallenta il deflusso venoso attraverso la vena cava che si ripercuote sui vasi emorroidari.
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Familiarità. Le malattie genetiche del collagene e le abitudini alimentari tramandate in famiglia hanno un ruolo nell'insorgenza della malattia emorroidaria.
Nella maggioranza dei casi più di un fattore è contemporaneamente presente.
Il controllo dei fattori di rischio nel tempo è il modo migliore per prevenire e gestire le emorroidi.
Sintomi delle Emorroidi
Le emorroidi possono essere completamente asintomatiche e di riscontro occasionale durante una visita medica effettuata per altri motivi. Più comunemente, si manifestano con:
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sanguinamento,
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nodulo nella zona anale,
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prurito-bruciore,
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sensazione di peso.
Le caratteristiche del sanguinamento, come la tonalità del rosso, la presenza sulla carta igienica piuttosto che a spruzzo, a gocciolamento o a rubinetto aperto, sono indicative della velocità del sanguinamento, approssimativamente della sede e poco o nulla della causa.
Altre volte le emorroidi si presentano come rigonfiamenti o noduli nella zona anale apprezzabili al tatto. Nei casi più avanzati, le emorroidi possono prolassare, cioè uscire dall’ano, durante la defecazione e richiedere manovre più o meno complesse per essere riposizionate all’interno dell’ano. Nei casi più gravi, il prolasso diviene irriducibile e si accompagna a perdite di muco e materiale fecale che imbrattano gli indumenti intimi.
Il dolore è di solito minimo o assente. Quando è il sintomo principale o unico, deve fare sospettare una complicanza o la presenza di un’altra malattia.
Il prurito anale è frequente nella malattia emorroidaria avanzata e in quella di vecchia data. Spesso è dovuto a minime perdite di muco o di feci per una defecazione incompleta.
Una sensazione di peso persistente e alleviata solo temporaneamente dalla defecazione fa sospettare una importante distensione dei noduli emorroidari interni o l'insorgenza di una complicanza.
Le emorroidi possono causare anemia? Leggi questa risposta!
Differenze fra Emorroidi Esterne e Interne
Le emorroidi esterne si sviluppano dall'anello venoso esterno e si presentano come piccoli noduli o rigonfiamenti visibili sulla superficie dell’ano.
Sono più evidenti dopo la defecazione o dopo essere rimasti seduti a lungo sulla tazza del water.
In molti casi sono asintomatiche. Quando presenti, i sintomi tipici sono:
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senso di fastidio o “corpo estraneo”
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prurito o bruciore
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sanguinamento, se la cute si lacera
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dolore acuto e aumento di volume → possono indicare una trombosi emorroidaria esterna
Le emorroidi interne, invece, derivano dall’anello venoso interno e si trovano alla giunzione fra il retto e il canale anale.
Non sono visibili, a meno che non prolassino verso l’esterno.
I sintomi tipici sono:
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sanguinamento senza dolore (può non essere evidente e causare anemia severa)
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sensazione di evacuazione incompleta
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peso anale persistente
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invaginazione nel canale anale con difficoltà alla defecazione
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prolasso esterno nei casi più avanzati
Il dolore, se presente, è spesso indice di complicanze come infiammazione, strangolamento o ulcerazione.
Diagnosi della Malattia Emorroidaria
La diagnosi delle emorroidi è generalmente semplice e si basa su quattro passaggi fondamentali:
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Anamnesi
Raccolta dettagliata dei sintomi riferiti dal paziente (sanguinamento, dolore, senso di peso, prolasso, ecc.). -
Esplorazione rettale digitale
Permette di valutare la tonicità sfinterica, la presenza di noduli, indurimenti o masse anomale. -
Anoscopia
Esame indispensabile per visualizzare direttamente il canale anale e identificare la presenza di emorroidi interne, prolassi o lesioni. -
Colonscopia
Indicata nei seguenti casi:-
presenza di sanguinamento rettale (rettorragia)
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età superiore ai 40 anni
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sospetto di malattie infiammatorie croniche intestinali (come rettocolite ulcerosa o morbo di Crohn)
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familiarità per tumori del colon-retto
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Emorroidi o altro? ATTENZIONE alla diagnosi differenziale!
I sintomi causati dalle emorroidi – come dolore, sanguinamento, prurito o senso di peso anale – sono comuni anche ad altre patologie proctologiche, alcune delle quali potenzialmente gravi (come tumori, fissurazioni, fistole, malattie infiammatorie croniche intestinali).
Un sanguinamento anale attribuito alle emorroidi è una delle cause più frequenti di ritardata diagnosi di tumore del colon-retto!
Per questo motivo, anche chi ha già sofferto in passato di emorroidi dovrebbe consultare un proctologo se i sintomi si ripresentano o cambiano intensità, durata o caratteristiche.
Una valutazione specialistica tempestiva consente di distinguere le emorroidi da altre condizioni e di impostare la terapia più adeguata.
Tabella 1: Diagnosi Differenziale con le Emorroidi delle più comuni malattie proctologiche

Classificazione delle emorroidi
Le emorroidi interne sono classificate in quattro gradi in rapporto alla loro gravità:
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Primo Grado: le emorroidi sono interne al retto e di solito non causano sintomi evidenti. Possono denunciarsi con lievi sanguinamenti durante la defecazione, ma generalmente non si accompagnano a dolore o prurito. Le misure conservative, come una dieta ricca di fibre, una buona idratazione e una corretta igiene anale, sono spesso sufficienti a gestire questa situazione.
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Secondo Grado: le emorroidi prolassano durante la defecazione ma si ritirano spontaneamente al termine. Possono causare sanguinamento più evidente e una sensazione di pienezza anale. Anche in questo caso, le misure conservative, compresi i cambiamenti dietetici e una corretta igiene anale, possono spesso gestire i sintomi.
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Terzo Grado: le emorroidi prolassano durante la defecazione e devono essere riposizionate manualmente. Possono causare sanguinamento, prurito, dolore e una sensazione di peso costante. In questa fase, il trattamento chirurgico è solitamente necessario per risolvere il prolasso.
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Quarto Grado: le emorroidi sono costantemente prolassate e non possono essere riposizionate manualmente. Possono causare sintomi gravi, come dolore, sanguinamento e infezioni. In questa fase il trattamento chirurgico è una scelta obbligata.

Emorroidi: Rimedi e Terapie Conservative
Il trattamento delle emorroidi dipende dal grado della malattia e dalla gravità dei sintomi.
Nelle forme iniziali, o nei periodi di riacutizzazione lieve, si può ricorrere a una terapia non chirurgica, basata su:
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Misure comportamentali,
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Farmaci venotonici,
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Pomate, unguenti e supposte antiemorroidarie,
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e su alcuni rimedi di pronto sollievo nei casi più fastidiosi.
Esistono anche molti prodotti commercializzati come “miracolosi”: alcuni possono offrire un sollievo temporaneo, ma molti non hanno alcuna validazione scientifica.
Misure Comportamentali
Sono indicate per tutti i gradi della malattia emorrodaria, sia nelle fasi acute che croniche. Da sole sono in grado di controllare la maggior parte dei sintomi e consentono un miglioramento del quadro clinico o, quantomeno, la sua stazionarietà.
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Alimentazione e idratazione. Mantenere una dieta ricca di fibre, consumando frutta, verdura, cereali integrali e legumi. Bere abbondante acqua per prevenire la stitichezza e favorire una defecazione più morbida. Spesso si dimentica che è necessario aumentare l'apporto idrico nel periodo estivo e in rapporto all’attività fisica svolta.
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Evitare di sforzarsi durante la defecazione. Gli sforzi eccessivi, protratti o ripetuti aumentano la congestione dei vasi emorroidari e favoriscono il prolasso emorroidario. Spesso sono conseguenza della costipazione che andrà tratta adottando le misure idonee.
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Rispondere prontamente allo stimolo. Trascurare lo stimolo alla defecazione provoca l’indurimento delle feci che diverranno più difficili da espellere. Con il tempo, lo stimolo diventerà meno percettibile e si allungherà l’intervallo fra un’evacuazione e la successiva. In questi casi può essere utile creare una routine che faciliti l’evacuazione, ad esempio sedendosi sulla tazza 20 minuti dopo un pasto. Può essere utile avviare la defecazione con una supposta di glicerina.
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Limitare il tempo sulla tazza. La posizione sulla tazza favorisce la discesa del perineo e la dilatazione dei vasi emorroidari. In passato, il dilungarsi sulla tazza era legato alla lettura di libri e giornali, oggi il fattore cellulare è diventato preminente nell’allungamento dei tempi sulla tazza.
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Attività fisica. Praticare attività fisica con regolarità migliora la circolazione sanguigna e riduce il rischio di stitichezza.
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Igiene anale. Utilizzare acqua tiepida per la pulizia dopo la defecazione, limitare l’uso della carta igienica e asciugare delicatamente con un panno morbido.
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Bidè. Immergere la zona anale in acqua tiepida per circa 10-15 minuti più volte al giorno riduce la congestione e il disagio dovuto alle emorroidi.
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Ciambella. L'uso di cuscini a forma di ciambella è spesso raccomandato per ridurre la pressione sulla zona anale. In realtà, la loro utilità è quantomeno dubbia perché la posizione che si realizza, simile a quella sulla tazza, causa la discesa del perineo e ostacola lo sgonfiamento delle emorroidi. È preferibile l’uso di cuscini antidecubito in gomma piuma.
Farmaci Venotonici: cosa sono e come funzionano
I farmaci ad azione flebotonica, come la diosmina, le frazioni flavonoidi purificate e la rutina appartengono a una classe eterogenea di farmaci di origine vegetale che sono utilizzati per trattare una varietà di condizioni caratterizzate da prevalente insufficienza del microcircolo.
Sebbene il loro meccanismo d'azione non sia ben conosciuto, la loro assunzione si associa al rafforzamento delle pareti dei vasi sanguigni, all'aumento del tono venoso e del drenaggio linfatico e alla normalizzazione della permeabilità capillare.
La loro efficacia nel trattamento della malattia emorroidaria è stata scientificamente dimostrata.
In particolare, questi prodotti si sono dimostrati efficaci nel ridurre le dimensioni delle emorroidi e nel controllo di alcuni sintomi, come dolore (nel 65%), prurito (nel 35%), sanguinamento (nel 67%) e l'entità delle secrezioni mucose. Inoltre, consentono di ridurre del 47% il rischio di recidive.
Questi prodotti possono essere somministrati per via orale o applicati localmente sotto forma di gel o pomate, senza che una modalità risulti significativamente superiore all’altra in termini di efficacia. La scelta del tipo di formulazione è, quindi, legata a criteri di praticità di somministrazione.
Le Pomate per le Emorroidi: quando usarle e per quanto tempo
In commercio esistono oltre 50 prodotti topici — pomate, unguenti, gel e supposte — destinati al trattamento della malattia emorroidaria.
Si tratta di rimedi efficaci per il controllo dei sintomi, ma il loro uso prolungato e non controllato può portare ad abusi potenzialmente dannosi.
I prodotti più diffusi contengono un’associazione tra cortisonico e anestetico locale (vedi Tabella 2).
Questa combinazione è utile per lenire dolore e prurito, ma ha efficacia limitata nel ridurre il gonfiore e non agisce su sanguinamento e prolasso.
In sintesi, non curano la malattia, ma alleviano temporaneamente alcuni sintomi.
L’uso prolungato può provocare:
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reazioni allergiche,
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sensibilizzazione cutanea,
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infezioni locali o peggioramento di quelle già presenti
Controindicazioni
Questi prodotti non vanno utilizzati:
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in gravidanza,
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durante l’allattamento,
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in caso di malattie infettive batteriche e virali o di lesioni sospette di natura tumorale a livello anale o perianale.
Quando e come usarle
Alla luce delle loro proprietà farmacologiche, questi prodotti dovrebbero essere utilizzati solo in caso di malattia emorroidaria acuta confermata, esclusivamente per:
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il controllo del dolore,
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periodi limitati a pochi giorni.
Se i sintomi non migliorano entro 3–5 giorni, è fortemente consigliata una valutazione specialistica per evitare ritardi diagnostici e impostare un trattamento più efficace.
Molte persone cercano online “rimedi veloci”, “rimedi della nonna” o addirittura “soluzioni miracolose” per le emorroidi.
La realtà è diversa: non esistono rimedi miracolosi per curare le emorroidi, specialmente quando sono presenti perdite di sangue o muco, oppure un prolasso evidente.
In questi casi, affidarsi a soluzioni improvvisate rappresenta solo una perdita di tempo e denaro, e può ritardare trattamenti realmente efficaci.
La buona notizia è che una terapia efficace esiste anche nelle fasi acute.
Il trattamento si basa su un approccio integrato, che tiene conto di tutti gli aspetti della malattia, come abbiamo visto nei paragrafi precedenti:
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sintomi prevalenti (dolore, sanguinamento, edema, prolasso)
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condizioni associate (stitichezza, sforzo evacuativo, sedentarietà)
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grado delle emorroidi
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risposta a precedenti trattamenti
TERAPIA CHIRURGICA DELLE EMORROIDI
Quando è necessario l'intervento chirurgico ?
L'intervento chirurgico diventa necessario quando la terapia medica non è più efficace, in particolare nei casi di prolasso emorroidario importante o anemia causata da sanguinamento cronico.
In presenza di trombosi emorroidaria complicata da necrosi o sanguinamento, si può rendere necessario un intervento urgente di emorroidectomia. Negli altri casi, è consigliabile trattare prima l'infiammazione acuta con misure conservative (antidolorifici, emollienti fecali, bidet con acqua tiepida), e pianificare l’intervento una volta risolta la fase acuta, per ridurre i rischi e ottimizzare i risultati.
Procedure ambulatoriali
Le tecniche ambulatoriali hanno l’obiettivo di ridurre i sintomi migliorando la vascolarizzazione e l’ancoraggio delle emorroidi alla parete rettale. Sono generalmente ben tollerate e poco dolorose, ma spesso non risolutive.
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Legatura elastica: la più efficace tra le tecniche ambulatoriali. Si applica un anello che interrompe l’afflusso di sangue al nodulo emorroidario, causando necrosi e successiva cicatrizzazione. Può richiedere più sedute e presenta un tasso di recidiva fino al 50% ad un anno. Controindicata in caso di terapia anticoagulante.
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Scleroterapia: iniezione di una sostanza sclerosante che induce fibrosi. Le recidive arrivano all’80% e possono compari di effetti collaterali anche gravi. Controindicata in chi assume anticoagulanti-antiaggreganti.
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Fotocoagulazione a infrarossi: utile nei gradi iniziali. Controindicata nei pazienti che assumono anticoagulanti.
Emorroidectomia
Tecnica chirurgica tradizionale descritta da Milligan e Morgan e Ferguson. Rappresenta ancora oggi l’approccio più risolutivo per emorroidi di grado avanzato.
Indicata quando la terapia medica o le procedure ambulatoriali sono risultate inefficaci.
Basso tasso di recidiva.
Maggiore incidenza di dolore post-operatorio e lungo periodo di convalescenza (fino a 60 giorni).
L’uso di strumenti moderni, come bisturi bipolari o a radiofrequenza, ha migliorato l’esperienza post-chirurgica.
Dearterializzazione emorroidaria transanale (THD)
Tecnica mini-invasiva che riduce l’afflusso arterioso alle emorroidi tramite sutura guidata da sonda Doppler. Può essere accompagnata da plicatura del prolasso.
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Indicata per le emorroidi di II e III grado.
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Meno dolore post-operatorio e recupero più rapido rispetto all'emorroidectomia.
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Richiede stretta osservanza di dieta e abitudini intestinali.
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Tasso di recidiva variabile (dal 3% al 60% a seconda del grado).

Nella figura a sinistra: quadro preoperatorio di prolasso emorroidario interno con invaginazione retto-anale. Nella figura a destra: risultato dopo intervento di prolassectomia con riposizionamento del plesso emorroidario interno in sede corretta (Effetto Lifting) e sgonfiamento dei vasi emorroidari interni ed esterni.
Prolassectomia con stapler
Tecnica indicata in caso di prolasso emorroidario circonferenziale e subcirconferenziale. Consiste nel resecare una porzione di retto mediante una suturatrice meccanica (stapler):
Riposiziona le emorroidi nella sede anatomica corretta (effetto lifting) e interrompe l'afflusso ematico verso i vasi emorroidari che, quindi, si detendono.
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Bassa incidenza di dolore post-operatorio.
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Degenza breve e convalescenza in 7-10 giorni.
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Tasso di recidiva intorno al 5%.
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È considerata l’intervento di prima scelta per le emorroidi prolassate.
Si tratta di un intervento che, dal 1999 ad oggi, ha subito notevoli evoluzioni, sia negli strumenti (stapler) che nella tecnica di esecuzione. I proctologi italiani sono stati pionieri nell'introduzione e sviluppo di questa metodica.
Come orientarsi fra i trattamenti per le emorroidi
La malattia emorroidaria deve essere affrontata in modo integrato e personalizzato. Non esiste una terapia valida per tutti: ogni paziente, ogni stadio della malattia e ogni sintomo richiedono un percorso su misura.
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Le basi: dieta, stile di vita e prevenzione. Le misure generali (idratazione, attività fisica, alimentazione ricca di fibre, regolarità dell’evacuazione – il metodo TUNA) sono la base insostituibile di ogni approccio terapeutico, anche dopo un intervento chirurgico. Molte recidive sono dovute al ritorno a cattive abitudini comportamentali e dietetiche.
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I farmaci. I flavonoidi e i lassativi osmotici sono efficaci in tutte le fasi. Utili per controllare il gonfiore, il dolore e l'infiammazione, sono fondamentali anche nel postoperatorio per favorire una guarigione più rapida e meno dolorosa.
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Le procedure ambulatoriali: efficaci, ma con riserva. Le tecniche ambulatoriali (come la legatura elastica o la scleroterapia) sono attrattive perché rapide e indolori. Ma il rischio di recidiva è alto e le complicanze – sebbene rare – possono essere severe. Occorre diffidare delle tecniche “personali” pubblicizzate online senza prove scientifiche solide.
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THD: efficace, ma non per tutti. La dearterializzazione doppler-guidata (THD) agisce principalmente sulla parete rettale attraverso una plicatura che riduce il prolasso. Può essere utile nelle emorroidi di II grado, ma è meno efficace e stabile nei risultati nei casi più avanzati.
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Emorroidectomia tradizionale: ancora valida. È l’intervento “classico” che rimuove direttamente i gavoccioli emorroidari. Oggi si esegue con strumenti moderni (bisturi a radiofrequenza, ad ultrasuoni, ecc.) che riducono traumi e dolore postoperatorio. Tuttavia, non è priva di complicanze, e richiede una valutazione attenta da parte di chirurghi esperti.
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Prolassectomia (STARR): la chirurgia moderna del prolasso. Introdotta nel 1999 e continuamente migliorata, la prolassectomia con stapler non rimuove le emorroidi, ma reseca la mucosa rettale prolassata, riportando i tessuti nella loro sede anatomica. È oggi la prima scelta nei casi di III e IV grado e nelle forme circonferenziali con prolasso, grazie alla bassa incidenza di dolore post-operatorio, alla ripresa rapida e agli ottimi risultati nel lungo termine.
Scegliere l'intervento giusto significa conoscere tutte le opzioni disponibili, i benefici, i limiti e i rischi.
Un medico esperto saprà guidare questa scelta con trasparenza e competenza, adattando la strategia terapeutica al singolo caso.
Tabella 2. Opzioni terapeutiche disponibili per il trattamento delle emorroidi interne in base alla loro severità e grado di prolasso.

Come prevenire le emorroidi
La prevenzione si basa su abitudini quotidiane sane, riassunte nell’acronimo TUNA:
T: Tre minuti sulla tazza
U: Una volta al giorno, preferibilmente dopo colazione
N: No spinta eccessiva o uso del cellulare
A: Acqua e fibre nella dieta
Consigli pratici
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Bere almeno 1,5 litri di acqua al giorno
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Consumare crusca, prugne, frutta e verdura quotidianamente
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Camminare 30-60 minuti al giorno, 3-5 volte a settimana
Conclusione
Le emorroidi sono una condizione diffusa ma gestibile con successo. Una diagnosi accurata, abitudini sane e trattamenti personalizzati sono gli strumenti più efficaci per prevenirne l’evoluzione o le complicanze.
In caso di sintomi persistenti o prolasso, non affidarsi a rimedi fai-da-te, ma consultare un proctologo per una valutazione professionale e una strategia terapeutica mirata.
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